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Si celebrerà quest’anno, il 14 gennaio, una delle tradizioni più vive e sentite dagli aretini: la cerimonia dell’offerta dei ceri al Beato Gregorio X. Chi, del resto, recandosi bambino in cattedrale con i propri genitori, non ebbe a chiedere chi fosse quell’austera figura, sontuosamente vestita e ricomposta supina, dentro una teca di vetro. Non tutti si saranno sentiti rispondere che era Tebaldo Visconti, designato papa mentre era in Terrasanta e deceduto poi ad Arezzo nel 1276, reduce dal Concilio di Lione dove profuse ogni sforzo per riunificare la Chiesa d’oriente e d’occidente. Ma tutti, al di là della biografia, conservano scolpiti, in modo indelebile nella memoria, il ricordo delle sue sembianze e l’emozione di quell’incontro.
Una memoria quella di Papa Gregorio, riconosciuto Beato e conpatrono insieme a San Donato, che travalica i secoli dopo aver assunto i connotati di un culto pubblico ed istituzionale a partire dall’anno 1327, quando la città di Arezzo inizia a commemorarne la morte con una solenne cerimonia in Duomo e l’offerta di ben 100 libbre di cera. Un omaggio doveroso a chi, oltretutto, ebbe a donare un cospicuo lascito di 30000 fiorini d’oro per la costruzione della nuova cattedrale da sempre tanto cara agli aretini. Da allora sono cambiati alcuni protagonisti della cerimonia – ieri le famiglie aristocratiche, il Podestà comunale, il Consiglio dei Quattrocento, oggi i quartieri della Giostra del Saracino, il Sindaco, le attuali autorità ecclesiali – ma il sentimento popolare di devozione è rimasto esattamente lo stesso. Con questo spirito la città si appresta a festeggiare la XXV^ edizione della ricorrenza nell’era moderna avendo, oltretutto, incassato la recente inclusione della stessa nell’albo ufficiale delle rievocazioni storiche della Toscana. Un marchio di autenticità che certo non renderà più vera la tradizione ma potrà contribuire a valorizzarne il significato culturale oltreconfine.
Superati dunque i momenti critici della Pandemia, che hanno indotto sospensioni e varianti al cerimoniale della Donazione dei Ceri, si torna finalmente alle origini con il concentramento delle rappresentative storiche del Comune e della Giostra in piazza San Jacopo, alle 18, seguito dall’esibizione degli Sbandieratori e dei Musici di Arezzo. Alle 18.25 le varie compagini (Fanti, Vessilliferi Valletti, Quartieri, Musici, Sbandieratori) muoveranno alla volta della Cattedrale passando per Corso Italia, via Cavour, via Cesalpino con tappa in Piazza della Libertà dove il Sindaco, l’Araldo, la Magistratura ed una rappresentativa della Fraternita dei Laici si uniranno al resto dello schieramento. Un’ulteriore e suggestiva coreografia degli Sbandieratori, scandita dal suono dei tamburi e delle chiarine, farà da preludio al rituale liturgico vero e proprio in Cattedrale, durante il quale i Quartieri e le autorità cittadine, attorniati da fedeli e curiosi, offriranno in omaggio al Beato Gregorio i ceri pregevolmente decorati, come consuetudine, da Rita Rossella Ciani.
Per enfatizzare ancor più il valore della ricorrrenza, alla dimensione spirituale e liturgica farà eco quella della solidarietà terrena ispirata, ormai da qualche anno, dal parroco della cattedrale e puntualmente corrisposta dai Quartieri cittadini con la devoluzione di un contributo finanziario al Caritas Baby Hospital, l’ospedale pediatrico di Betlemme gestito dalle suore. Vola dunque lontano la generosità del popolo aretino dedicata al papa di Piacenza che proprio in Palestina, per un singolare disegno del destino, depose la vesti di cappellano dei crociati per indossare quelle, ben più sontuose, del successore di S. Pietro e guida suprema della chiesa romana.
A margine della manifestazione da segnalare la visita guidata, promossa dalla Fondazione Arezzo inTour, alla scoperta di Papa Gregorio X e dei luoghi più significativi della Giostra del Saracino.
Programma Manifiestazione.pdf